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Mediazione

Accogliere le emozioni per scoprire i bisogni

Questa è la chiave per comunicare ad un livello profondo fra persone.

Mediazione interiore

 

Hai mai sentito dire a qualcuno:” c’è una parte di me che vorrebbe… ed un’altra parte che non vuole”?

A volte si possono notare in noi più parti e ognuna di queste ha intenzioni assolutamente positive nei confronti del nostro essere, ma ci tira in zone che possono essere anche molto distanti fra loro e forse non così funzionali viste sul lungo termine…

Possiamo  quindi comprendere come questo possa accadere in modo altrettanto facile quando le parti si trovano dentro persone diverse,  ad esempio come nel caso di due persone che hanno punti di vista differenti.

Questo significa che il conflitto interno è il più facile da considerare in quanto vi è un solo interlocutore in carne ed ossa e difficilmente la persona sarà così arrabbiata da non voler ascoltare cosa hanno da dire quelle parti di sé.

 

Mediazione nelle coppie

 

Nell’esperienza di Marshall Rosenberg ci sono state anche molte coppie.

Spesso, nelle innumerevoli  dimostrazioni durante i corsi, chiedeva  l’intervento di una coppia con difficoltà comunicative per dimostrare una sua convinzione.

Lui diceva questo:” Farò una previsione, dal momento in cui marito e moglie saranno in grado di ripetere i reciproci bisogni, conterò 20 minuti e sono sicuro che troveranno un accordo”. 

Questo di solito causava il dissenso di entrambi i componenti della coppia.  Infatti entrambi erano convinti di sapere perfettamente i bisogni l’uno dell’altro ed invece si sbagliavano. Solitamente ci voleva una buona ora solo per arrivare  a fare ripetere i bisogni reciproci, e poi di un tratto iniziavano davvero a capirsi.

La buona notizia è che il processo funziona e che sia io che mia moglie abbiamo fatto la formazione di NVC e ci capita di tanto in tanto di utilizzarla per noi stessi oltre che per situazioni esterne, proprio perché è davvero efficace. 

 

Mediazione sul lavoro

 

Forse un cliente ha ricevuto la merce sbagliata ed è arrabbiatissimo al telefono o dal vivo.  Oppure ad un collega sembra non importi di quello che invece è importante per  gli altri e agisce come se fosse l’unico in ufficio. 

Il luogo di  lavoro è un ambiente dove vengono messe a dura prova la capacità di adattamento di persone che non si sono scelte fra loro.  Frequentazioni  spesso  imposte esclusivamente da logiche di competenze  più che di affinità valoriali. 

Così accade facilmente che dopo un certo tempo inizi ad emergere l’insieme di abitudini e comportamenti che possono diventare assolutamente disfunzionali anche se generati da valori comuni. 

Si può lavorare come mediazione anche in questi contesti.

È necessario creare il giusto spazio di ascolto separando inizialmente i colleghi   per dare lo spazio adeguato ad ognuno e fare un primo pezzo di lavoro personale  per almeno un paio di incontri, e solo successivamente  si crea lo spazio di incontro. Il tempo necessario per l’intervento dipende da quanto la ferita che si è creata è diventata cronica 

 

Mediazione nei gruppi

 

Il vantaggio di un lavoro di mediazione in gruppo è quello di permettere  di dare voce e vocaboli a Emozioni e Bisogni che hanno scarso vocabolario. 

Molto spesso si usano termini come rabbia per indicare un gran ventaglio di emozioni che invece diventa utile poter riconoscere.  Altrettanto si sente dire che il rispetto è il bisogno che è stato calpestato, ma chiaramente il rispetto è un modo facile per esprimere, quando si fa fatica a definire cosa c’è dietro, ad esempio, a un bisogno di sicurezza o di riconoscimento. 

Nella mediazione di gruppo si scopre anche che nel confronto  ci sono gli elementi innovativi, quelli che mescolano due punti di vista. 

 Il confronto è il fulcro della creazione e si trova proprio fra dialogo e conflitto.  Da qui si comprende come il conflitto non debba essere impedito, bensì ricondotto al confronto  e alle proposte.

Il mediatore ha quindi il compito di dare spazio all’ascolto e comprensione reciproca che è assente nel conflitto e riportarlo al confronto. 

Il rischio per un conflitto non gestito è quello di diventare cronico e di generare una escalation di forme autolesioniste per sé e per il gruppo. 

La Comunicazione Non Violenta (NVC) è uno strumento avanzato per imparare a comprendersi in un clima di conflitto o per favorire la comunicazione in un clima di confronto.

Spesso anche solo nominare i propri bisogni o emozioni diventa un problema.

Nella mediazione si permette a parti in conflitto di arrivare a comprendersi attraverso il riformulare o il ripetere in modo funzionale quanto si è sentito senza aggiungere giudizi o provocazioni.

Il fine è arrivare a fare proposte di accordi per soddisfare i propri bisogni attraverso modalità funzionali per entrambe le parti.

In molte aziende TEAL la comunicazione non violenta viene insegnata ai nuovi assunti all’atto dell’inserimento in organico.

E i risultati sono straordinari.

Quali sono i benefici della mediazione?

Crea uno spazio sano di confronto con un percorso breve.

Nel tempo di 3/6 incontri si riesce ad arrivare ad uno spazio di confronto che porta proposte funzionali.

Ci sono casi dove la durata degli incontri è di un’ora, mentre ci sono state anche situazioni dove questi spazi sono stati decisamente maggiori (anche 4 ore consecutive).

Questo tempo che può sembrare molto lungo dipende dal livello di conflitto presente e dal tempo che è stato necessario (a volte anni) per arrivare a renderlo cronico. 

Genera risultati già dal primo incontro e si può lavorare anche a distanza online.

Nella mia esperienza i risultati si vedono già dal primo incontro. Sono un mediatore che ha come base Torino, ma il lavoro a distanza abbatte i costi e permette di vedere e toccare risultati.

Si può fare anche con coppie, famiglie, gruppi.

È davvero uno strumento potente di condivisione del proprio sentire per permettere agli altri di comunicare quello che di solito si fa fatica a far comprendere.  Rispetto al Counseling, questa modalità dà esplicitamente nomi alle emozioni presenti e ai bisogni sottesi.

Aiuta le persone a riconoscere, come in un percorso di alfabetizzazione, il nome di ciò che è vivo dentro di sé e nell’altro, in quel momento. 

Questo passaggio è davvero importante perché il linguaggio acquisito diventa parte del modo di essere delle persone.

Come posso sapere se la mediazione è adatta alla mia situazione?

Forse ti sei accorto che il non parlare più con il tuo collega o parente  non ha scaturito gli effetti che pensavi, sono passati anni e ancora non vi parlate.  Questa separazione si è anche aggravata perché nel frattempo sono capitate altre cose e davvero avresti bisogno che si riaprisse un canale comunicativo, ma hai paura che l’altra parte non voglia neanche parlarne.  Oppure sai che ne vuole parlare, ma tutte le volte che ci avete provato siete andati via entrambi arrabbiati perché non siete riusciti a capirvi o ognuno è fermo sulla sua posizione.

La mediazione può aiutarti.

 

Conflitti interiori ed emozioni vive...

La mediazione interiore aiuta a comprendere i bisogni presenti dentro di sé che esprimono comportamenti conflittuali e abitudini disfunzionali. Aiuta, inoltre, a costruire alleanze forti con le varie parti del proprio essere. 

C'è una oggettiva difficoltà a capire cosa vuole l'altro...

Nella mediazione, il mediatore fa da tramite per tradurre in linguaggio funzionale al confronto i punti di vista che emergono. 

Sul lavoro il mio collega agisce come se non io non fossi presente, le priorità che abbiamo sono completamente diverse.

Il mediatore può far emergere cosa è vivo in entrambi in quei momenti e quali possono essere i comportamenti da attuare in modo efficace.

Il mio Approccio

Come Mediatore ho un compito più direttivo, servono idee chiare di come condurre e ci deve essere sicurezza rispetto al contenitore, inteso come tempo e spazio,  creato con le persone in mediazione. 

Il gruppo necessita di una guida e di un tramite per gli scambi reciproci durante tutta la mediazione e questo processo può durare anche più ore consecutive. 

Anche in questo caso l’accoglienza, la sospensione del giudizio e l’ascolto attivo unito alla tecnica della mediazione della CNV  compongono la ricetta migliore per un risultato eccellente. 

 

Andrea Sacco Coach e Counselor

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